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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Ministro Calenda interrompe il negoziato sull'Ilva per aspettare la decisione del Tar sul ricorso presentato da Regione Puglia e Comune di Taranto

Ora fermi tutti sulla questione Ilva. Il governatore della Puglia, Michele Emiliano, l'ha fatta davvero grossa. Impugnando dinanzi al Tar di Lecce il decreto con il quale il governo introduceva alcune modifiche al piano ambientale sta mettendo a rischio le trattative tra Governo e la società che ha acquistato l'Ilva anche proprio per gli aspetti di risamento ambientale oltre che per i livelli occupazioni da garantire. Non si può trattare quando sull'argomento è stato chiamato ad esprimersi l'autorià giudiziaria. Si attenderà la sentenza e poi si deciderà il da farsi. Lo ha detto chiaramente il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, oggi, durante l'assemblea della Cgil sull'acciaio."Ho deciso – ha detto Calenda - che congeleremo il negoziato sull'Ilva aspettando la decisione del Tar sull'impugnativa del governatore della regione Puglia, Michele Emiliano, e del Comune di Taranto".

Ed ha ragione Calenda quando afferma che "sono inutili i tavoli finché non è chiara la situazione”. Ma c'è un rischio ancora maggiore. L'Ilva rischia di fermarsi. “Se il Tar di Lecce accoglie l'impugnativa, l'amministrazione straordinaria – chiarisce Calenda - dovrà procedere allo spegnimento dell'Ilva".

In tal caso il governatore della Puglia e il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci (anche il Comune ha infatti fatto ricorso al TAR con la Regione) avranno sì vinto una battaglia ma sarà una vittoria di Pirro perchè probabilmente sarà costata tanto in termini anche occupazionali. Per i ricorrenti Emiliano e il sindaco tarantino l'atto è ''Illegittimo'' perchè proroga alcune scadenze già superate che dovevano tutelare la salute dei lavoratori. Calenda ha commentato che quel ricorso al Tar ''mette a rischio l'intera operazione di cessione e gli interventi a favore dell'ambiente".

Contrariato dall'iniziativa giudiziaria di Emiliano e Melucci è anche il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti il quale dichiara “chi fa queste cose se ne assume la responsabilità. Io ho davvero la coscienza a posto" ed inoltre di essere "davvero stupito dalla posizione della Regione. Non capisco come si possa tentare di mettere in discussione una cessione che ha un Piano industriale forte, con un'azienda seria dall'altra parte e un Piano di ambientalizzazione che è il migliore che abbiamo mai visto".

Come Governo, afferma Galletti, “abbiamo presentato un Piano ambientale che supporta un Piano industriale dove si spendono oltre due miliardi per l'ambientalizzazione; ci sono novità anche rispetto alla precedente Aia: non c'è la copertura del solo parco minerario principale ma anche quella di alcuni parchi minori". E poi c'è il dato della produzione: "c'è una clausola di salvaguardia fortissima – dice Galletti - cioè fino alla fine dell'ambientalizzazione la produzione avrà un tetto a 6 milioni di tonnellate l'anno".

Sull'argomento è intervenuto pure il ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno Claudio De Vincenti che riferendosi al ricorso di Regione Puglia e Comune di Taranto ha detto che "è una scelta contro i cittadini e i lavoratori" ed ha spiegato che “è davvero singolare fare ricorso contro un decreto che, prescrivendo la copertura integrale dei parchi minerali e innovazioni tecnologiche di avanguardia, risolve alla radice i problemi ambientali dello stabilimento di Taranto".