Omicidio Meredith Kercher: parla Amanda Knox dopo essere stata condannata all’ergastolo e poi assolta
"Ero innocente ma il resto del mondo aveva deciso che ero colpevole”. Amanda Knox parla del suo caso al Festival della Giustizia penale. Prima accusata e condannata all’ergastolo per l’omicidio di Meredith Kercher, sua amica universitaria, e poi assolta. All’epoca dei fatti era fidanzato con un giovane pugliese, Raffaele Sollecito, di Giovinazzo, provincia di Bari. Anche per Raffaele Sollecito, diventato nel frattempo ingegnere informatico, c’è stato lo stesso calvario: condanna all’ergastolo, tanti anni di carcere e poi l’assoluzione.
Amanda Knox a Modena è arrivata dall’America con il suo nuovo compagno proprio per raccontate il suo incubo: “ho sentito il giudice pronunciare la parola 'colpevole'. Il verdetto mi è caduto addosso come un peso schiacciante, non potevo respirare. Le telecamere lampeggiavano mentre uscivo dal tribunale. Passato, presente, futuro non contavano più. I pm e i media avevano creato una versione di me adatta alla loro storia".
La voce di Amanda Knox alterna momenti di commozione ad altri con tono forte e deciso. Dice che non assolve lo Stato italiano “per avermi condannato per 8 lunghi anni". Inoltre, "non assolvo i media che hanno raccolto un immenso profitto" dalla mia storia e "anche oggi trattano la mia vita come contenuto per i loro introiti. Non mi basta che la mia vicenda si sia conclusa bene, c’era bisogno di fare bene prima".
Nel frattempo l’altro protagonista di questa vicenda giudiziaria, Raffaele Sollecito, non l’ha presa bene che per raccontare questo caso di malagiustizia a Modena sia stata invitata solo la sua ex fidanzata e non lui. "Non conosco il motivo del mio mancato invito ma non posso negare di esserci rimasto male". Poi rivela di essersi sentito con Amanda pochi giorni fa: "mi ha informato che avrebbe partecipato a questo convegno a Modena per parlare del caso".
Ma l’attenzione è tutta per Amanda Knox che svela chi è secondo lei il vero assassino di Meredith Kercher e anche di aver pensato di suicidarsi quanto era in carcere. L’idea del suicidio l’ha raccontata piangendo: quando ero in carcere ho meditato sul suicidio”. Poi parla di quella esperienza in carcere: . sono stata imprigionata in un ambiente disumano, malsano e imprevedibile. Invece di sognare una carriera o una famiglia, ho meditato sul suicidio. Tutti i membri della mia famiglia hanno sconvolto le loro vite a seguito di questa vicenda".
Poi le rivelazioni sul presunto omicida: "Il primo novembre 2007, un ladro, Rudy Guede è entrato nel mio appartamento, ha violentato e ha ucciso Meredith. Ha lasciato tracce di dna e impronte. È fuggito dal Paese, processato e condannato. Nonostante ciò un numero importante di persone non ha sentito il suo nome, questo perché pm, polizia e giornalisti si sono concentrati su di me. Giornalisti chiedevano di arrestare un colpevole. Hanno indagato me mentre Guede fuggiva. Non basandosi su prove o testimonianze. Solo su una intuizione investigativa.
Infine il processo che Amanda Knox giudica essere stato molto condizionato dai media. Anche "l'inchiesta è stata contaminata. Era impossibile avere per me un processo giusto. L'opinione pubblica non deve rispondere a nessuno, non ci sono regole se non che il sensazionalismo vince: nella Corte dell'opinione pubblica non sei una persona umana, sei un oggetto da consumare". Parole assolutamente in linea con il tema centrale del Festival: 'Il processo penale mediatico'. (R.T.)
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