Abuso d'ufficio. Vendola assolto anche in Appello
La Corte di Appello di Bari ha assolto il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola dal reato di abuso d’ufficio in riferimento alla selezione per un posto da primario di chirurgia toracica da assegnare all’ospedale San Paolo di Bari. In questo modo, quindi, è stata confermata la sentenza di primo grado. Anche in quell'occasione, infatti, Vendola fu assolto con la formula "perché il fatto non sussiste". Assoluzione anche per l'ex direttore generale ASL Bari Lea Consentino.
“Si compie, dopo cinque anni di turbamento e travaglio, la mia vicenda giudiziaria - ha commentato Vendola". La Corte d’Appello di Bari ha confermato la sentenza di piena assoluzione per la questione della nomina a primario del prof. Paolo Sardelli nel reparto di Chiururgia toracica dell’ospedale San Paolo di Bari.
"Un primario - dichiara Vendola - bravissimo, estraneo alla mia parte politica, le cui qualità sono sotto gli occhi di tutti. Sono stato processato, sono stato assolto, quella assoluzione è stata trasformata in una condanna dai mass media usando strumentalmente una fotografia che raccontava di una occasionale compresenza a una festa di compleanno molti anni prima del processo".
Il presidente della Regione Puglia si nasconde il suo disappunto per le polemiche e le strumentalizzazioni della sia vicenda giudiziaria: "sono stato usato nella polemica mediatica in maniera del tutto impropria. Credo - aggiunge Vendola - che le mie vicende abbiano surclassato quelle di alcuni colleghi che hanno preso tangenti o i cui reati sono stati acclarati. Sono molto contento perché questa è una buona giornata. Cinque anni di calvario finiscono qui."
Ritornando al commento della sentenza Vendola afferma: "La mia estraneità è la conferma del fatto che in tutta la mia vita ho fatto del rispetto della legge e della legalità la bussola con cui ho orientato i miei passi. Non mi sono mai lamentato di aver subito questo controllo dei miei comportamenti. Un pubblico amministratore per definizione è sottoposto al controllo di legalità. Quand’anche avessi sentito un esercizio improprio della giustizia, non me ne sono lamentato e mi sono difeso, non dal processo, ma nel processo. E, grazie a Dio, li ho vinti tutti”.
Va ricordato che è il processo non vedeva nel ruolo di imputato soltanto il governatore della Puglia ma anche l’ex direttore generale della Asl Bari Lea Cosentino. Al momento della pronuncia della sentenza di assoluzione Vendola non era in aula a differenza di Cosentino. Per entrambi era stata emessa sentenza di assoluzione di primo grado “perchè il fatto non sussiste” il 31 ottobre 2012 dal gup del Tribunale di Bari Susanna De Felice al termine di un processo celebrato con rito abbreviato.
Si è giunti al secondo grado di giudizio perché, secondo la Procura di Bari, che ha impugnato la precedente sentenza, Vendola avrebbe istigato l’allora dg della Asl di Bari Lea Cosentino a riaprire i termini per la presentazione delle domande per accedere al concorso, con l’obiettivo di assicurare al dott. Paolo Sardelli un’assunzione per cinque anni con il ruolo di primario. Le indagini andarono a scavare nei fatti compiuti dagli imputati tra il settembre 2008 e l'aprile 2009.
Da quel concorso, secondo l'accusa, ci sarebbe stato un danno per il dottor Marco Luigi Cisternino, uno dei tre medici che aveva partecipato alla selezione entro i termini prestabiliti, cioè prima che l'Asl decidesse di riaprire per consentire di fare partecipare anche il dott. Sardelli. Non a caso in primo grado si costituì parte civile proprio uno dei tre presunti danneggiati: il dott. Cisternino. Sempre nel processo di primo grado il pm Francesco Bretone e l’aggiunto Lino Giorgio Bruno, avevano chiesto per Vendola e Cosentino la condanna a 20 mesi di reclusione. Il Gup De Felice decise invece per l'assoluzione con la formula 'il fatto non sussiste'. Ci furono tante polemiche anche per una foto che ritraeva ad una cena Susanna De Felice e Vendola, cioè giudicante e giudicato. Ora però si deve prendere atto che Vendola e Cosentino sono stati assolti anche in secondo grado di giudizio. (Giancarlo Vincitorio)
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