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Ultimo aggiornamentoSab, 03 Ago 2024 2pm

Tutti i motivi dei medici pugliesi nel bocciare il piano di riordino ospedaliero. Glà noti gli ospedali che saranno chiusi in ciascuna provincia

I medici dicono no al piano di riordino ospedaliero che vuole varare il governatore della Puglia Michele Emiliano. E' tardivo ed inutile il tentativo di confronto chiesto da Emiliano ai sindacati dei medici. Il piano, infatti, è già scritto e prevede la chiusura di nove ospedali in Puglia di cui addirittura 3 nella sola provincia di Brindisi. Hanno ragione: se si è già deciso di chiudere gli ospedali stabilendo anche quali salvare è inutile parlare con i medici.

In una lettera aperta i sindacati dei medici criticano in modo duro il presidente della Regione: “Il metodo che si è scelto di adottare per approntare le modifiche del sistema ospedaliero, e cioè operare unicamente nel chiuso delle stanze dell’Assessorato e della Regione Puglia, non solo non è esempio di democrazia partecipata, ma dimostra una pericolosa, soprattutto per chi la pratica, autoreferenzialità”. E' per questo che hanno deciso di disertare la presentazione del Piano. 

Un Piano che prevede la chiusura di 9 ospedali e il depotenziamento di 17 strutture. In particolare per la provincia di Foggia si passa da 5 a 4 ospedali di cui 3 di base e 1 di secondo livello, per la provincia Bat si passa da 5 a 3 ospedali di cui 1 di base e 2 di primo livello, per la provincia di Bari si passa da 12 a 10 ospedali di cui 6 di base, 3 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Taranto si passa da 6 a 5 ospedali di cui 3 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Brindisi si passa da 6 a 3 ospedali di cui 1 di base, 1 di primo livello e 1 di secondo livello, per la provincia di Lecce restano invariati 6 ospedali di cui 3 di base, 2 di primo livello e 1 di secondo livello.   

“Qualche giorno fa – scrivono i medici – era stato evidenziato da alcuni organi di stampa che il presidente della Regione Puglia volesse un serio confronto con le organizzazioni sindacali, in particolare quelle rappresentative della dirigenza medica e veterinaria e della medicina convenzionata, per recepire eventuali proposte di modifica, anche se la discrezionalità della politica poteva evidentemente portare o meno al loro successivo accoglimento.
L’occasione era importante in quanto sentire il parere e le proposte dei rappresentanti degli operatori sanitari tutti su un argomento così complesso avrebbe rappresentato un gesto di considerazione e di confronto verso coloro che tutti i giorni e tutte le notti sono in prima linea sul fronte della sanità e costituiscono la vera interfaccia con gli utenti. In pratica un simile comportamento della parte istituzionale avrebbe semplicemente rappresentato un esempio di democrazia partecipata”. Invece, “appuriamo di essere stati convocati per assistere alla pura elencazione di norme che conosciamo, a menadito, già da tempo”.

Per i medici, il piano di riordino ospedaliero “non contiene importanti scelte strategiche e non evidenzia un vero indirizzo innovativo programmatico nel cruciale settore dell’assistenza sanitaria ma si limita ad annunci di riduzione ulteriore di risorse in ogni settore sanitario”.

Il giudizio dei medici è inequivocabile quando nella lettera si sostiene che il piano di riordino sia stato fatto solo “sul principio economicistico del risparmio (tra l’altro presunto!)”. Per questi motivi, i medici “non riuscendo proprio a considerarsi soltanto dei semplici spettatori dei processi che si ritiene di dover avviare in sanità, declinano con un “No, grazie” all’invito a partecipare sabato mattina alla presentazione del piano”.

Il governatore della Puglia ha prontamente risposto spiegando che “Il piano prenderà esistenza solo lunedì prossimo, durante la giunta, e costituirà comunque solo una cornice generale richiesta dalla legge in termini cogenti. Nulla vieta dunque che le vostre organizzazioni, sabato mattina, partecipino alla messa a punto del piano di riordino, depositando documenti suscettibili di essere valutati ai fini dell’inserimento nel piano”. La conclusione di Emiliano: “Essere assenti sarà dannoso per l’amministrazione certamente, ma anche per la vostra possibilità di incidere sull’atto che stiamo per adottare. Cogliere occasioni come questa significa avere voce in capitolo e determinare le scelte che stiamo per compiere”.

Ma i sindacati dei medici non ritengono che sabato 27 febbraio si possa fare un confronto serio ed approfondito su come migliorare la sanità pugliese dicono no a quell'incontro ma non chiudono la porta al dialogo: "Aspettiamo ancora, forse inutilmente fiduciosi, di essere ufficialmente convocati per discutere seriamente nel merito le varie e numerose problematiche, o quantomeno che si avverta l’obbligo di convocare su tali importanti argomenti il tavolo regionale delle organizzazioni sindacali della Dirigenza Medica e Veterinaria e della Medicina Convenzionata". Insomma, dialogo sì, ma solo se si affronta seriamente il problema e nel massimo rispetto delle parti. (Giancarlo Vincitorio)