A 50 anni Luca entra nella storia del paraciclismo portando Terlizzi e la Puglia sul gradino più alto del mondo.
A 50 anni Mazzone porta a casa l’ennesimo successo della sua vita dopo anni di lotta contro una disabilità iniziata con un tragico tuffo a soli 19 anni. Era l'estate del 1990 e, dopo un tuffo dalla scogliera di Giovinazzo, in acqua Luca batte contro uno scoglio, la diagnosi è delle peggiori: lesione midollare cervicale.
Lo sconforto ci fu, ovvio, ma durò poco: «All’inizio ho faticato, poi ho capito che non potevo arrendermi, era la mia vita».
Mazzone la vita l’ha ribaltata, percependo quella terribile data del 1990 come un inizio.
Tutti l’avremmo considera una fine.
Lui no, lui entra nello storia del paraciclismo portando a Terlizzi e alla Puglia tre medaglie. La dedica neanche a dirlo è ad Alex Zanardi, non uno qualsiasi.
ORO, ORO, OROOOOOO! Gli azzurri del ciclismo paralimpico, Luca Mazzone Diego Colombari e Paolo Cecchetto trionfano nella gara a squadre! Una vittoria straordinaria! E' la medaglia n. 5️⃣0️⃣ per gli azzurri alle #Paralimpiadi di #Tokyo2020 pic.twitter.com/12bfT3KIGp
— Comitato Italiano Paralimpico (@CIPnotizie) September 2, 2021
Prima di Tokyo Mazzone vantava due successi a Rio 2016, dove il pugliese conquistò l’oro nella crono H2, più un argento nella gara su strada. Oggi, a 50 anni, arrivano tre medaglie (un oro e due argenti) di una carriera olimpica che forse tra tre anni lo vedrà ancora protagonista.
Esulta il sindaco di Terlizzi, Ninni Gemmato, esprimendo l’entusiasmo e la gioia di tutta la comunità terlizzese per la vittoria di Mazzone.
Nell’ambiente del paraciclismo viene ribattezzato “cannibale” per la sua fame di vittorie.
I miti a cui si ispira sono Vittorio Podestà e Alex Zanardi, gli stessi con cui, poi, vincerà un oro alle Paralimpiadi nella staffetta italiana alle Parlimpiadi di Rio 2016. È stata una delle sue gare più importanti in assoluto dichiarando: “Momenti di gioia indescrivibile. Grazie allo sport per avermi fatto capire quanto sia bella la vita”.
A 50 anni Luca Mazzone ci insegna che non esistono sfide impossibili. L’ha scritto chiaramente nel suo libro “La Prigione dell’Impossibile”, spiegandoci che l’impossibile non è altro che una categoria della nostra mente. L’ha dimostrato in tutta la sua carriera, l’ha confermato in queste paralimpiadi di Tokyo 2020.
Siamo noi a ringraziarti per il tuo esempio di vita.
Grazie Campione.
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